La guerra tra Russia ed Ucraina ha originato una serie di problematiche di carattere giuridico, sia di diritto internazionale pubblico, sia di diritto privato
Lo scenario internazionale è stato irrimediabilmente scosso il 24 febbraio 2022, quando la Federazione Russa ha posto in essere un’ “operazione militare speciale” sulla base del diritto di legittima difesa collettiva, tale condotta ha così suscitato la riprovazione degli Stati Uniti e degli Stati membri dell’Unione Europea, poiché ad essere messa sotto attacco non è stata la sola integrità territoriale dell’Ucraina ma anche la propria sovranità.
La Federazione Russa’ si è resa responsabile di un grave reato sullo scenario internazionale, procedendo all’ invasione del territorio ucraino e alle successive annessioni degli Oblast di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizihzhya.
La sovranità territoriale è un principio cardine del diritto internazionale secondo cui ogni Stato ha una sovranità esclusiva sul proprio territorio, è infatti alla base del moderno ordinamento internazionale degli stati sovrani ed è sancito anche dalla Carta delle Nazioni Unite.
E’ evidente come l’ordinamento internazionale contemporaneo ha posto al centro della sua politica il principio dell’integrità territoriale degli stati, imponendo il divieto delle acquisizioni territoriali che siano avvenute con l’uso illegittimo della forza armata.
La violazione del divieto di aggressione commesso dalle milizie russe ai danni dell’Ucraina è ingiustificabile, nemmeno sulla base di quanto asserisce la stessa Federazione Russa, ovvero affermando di aver agito con il fine di rendere possibile per i territori ucraini occupati la rivendicazione del loro diritto all’ autodeterminazione.
Nell’ ordinamento internazionale va precisato che l’occupazione di un territorio ad opera di uno stato invasore, non ne determina anche il seguente diritto ad acquisirne la sovranità.
Se dunque, da una parte esiste un divieto generale di violazione dell’integrità territoriale di uno stato, dall’ altro lo stesso diritto internazionale sancisce per tutti gli stati l’obbligo di non riconoscere le annessioni territoriali che siano state il frutto dell’uso della forza armata.
Poiché la Federazione Russa ha violato questa norma imperativa, l’art 41 par. 2 del progetto di articoli sulla responsabilità degli stati per fatti illeciti internazionali adottato dalla Commissione del diritto internazionale nel 2001, impone dunque l’obbligo di non riconoscere una situazione derivante dalla violazione di una simil norma, impedendo il consolidamento di una situazione nettamente in contrasto con i valori della comunità internazionale.
Si considera che tale obbligo per gli stati perduri fino alla cessazione della violazione stessa, invero anche gli atti di natura legislativa, amministrativa e giudiziaria riguardanti il territorio ucraino annesso devono naturalmente essere considerarti invalidi, inoltre ne consegue l’ invalidità di un eventuale trattato di imposto dallo stato aggressore, con il quale verrebbe sancita la sovranità russa sui territori occupati.
Le ragioni sottese a questa normativa, sono infatti dettate dal ripugnare qualunque coercizione effettuata da uno stato su un altro tramite l’uso della forza e soprattutto dell’ aver agito in violazione di una norma imperativa sancita dall’ art. 53 della Convenzione di Vienna, poiché altrimenti il divieto di aggressione si vedrebbe svuotato del suo contenuto imperativo.
Alla luce dello scenario odierno, dove una risoluzione del conflitto in questione a mezzo di negoziati è purtroppo risultato infruttuoso, ma in cui invece appare sempre più facile una corsa al riarmo, potrebbe presentarsi la necessità di compiere un nuovo processo istituzionale e politico con cui realizzare il concreto e fisico apparato europeo della difesa, si ipotizza che forse possa essere giunto il momento di dotare l’Unione Europea anche di un esercito continentale.
Altrimenti c’ è il rischio che l’Unione Europea non potrà contribuire concretamente alla formazione di un nuovo ordinamento internazionale contro la guerra, dove forse i divieti e gli obblighi imposti agli stati rischiano di non essere più sufficienti come soluzione per risolvere le controversie tra gli Stati.
Ciò detto, anche da un punto di vista di diritto privato, è opportuno pretendere inoltre, che la Federazione Russa paghi le conseguenze legali degli atti commessi in violazione dei principi del diritto internazionale, incluso anche l’obbligo di provvedere al risarcimento dei danni causati dai crimini di guerra.
Sarà dunque necessario instituire un meccanismo di riparazione dei danni ed un relativo registro finalizzato alla raccolta delle richieste risarcitorie e delle relative prove, infatti il Consiglio d’ Europa ha già avanzato l’idea di creare appositamente un “registro internazionale dei danni”, quale strumento per la raccolta dei fatti subiti e dei danni riportati dagli eventi bellici.
Ad oggi, si è provveduto alla confisca delle riserve valutarie della Banca Centrale Russa, difatti queste resteranno immobilizzate fino a quando la Federazione Russa non avrà provveduto alle riparazioni di guerra dell’Ucraina, ma si rende necessaria l’ istituzione di un apposito Fondo su iniziativa dei governi per i crimini di guerra internazionali e commessi contro l’ umanità, finalizzati alla ricostruzione del territorio ed ai risarcimenti necessari a soddisfare la lesione dei diritti inviolabili della persona commessi dalla Federazione Russa sul popolo ucraino dilaniato dall’ orrore della guerra, ispirandosi alla stessa procedura già consolidata in passato, con l’ istituzione dei Fondi ristori per gli indennizzi appositamente creati in favore dei cittadini colpiti dalla persecuzione nazista.