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La proposta di legge "Ero Straniero" e la sanatoria degli immigrati irregolari 2020

(25 febbraio 2020)

 La proposta di legge "Ero Straniero", come sarà la sanatoria in fase di approvazione al Parlamento.

  • Vedi QUI la proposta di legge "ERO STRANIERO"

La campagna "Ero Straniero" fu lanciata ufficialmente il 12 aprile 2017 dal Partito radicale, in una conferenza stampa al Senato da Emma Bonino e dalle altre organizzazioni promotrici della legge di iniziativa popolare: Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, con il sostegno di molte altre organizzazioni impegnate nel settore della immigrazione, tra cui Oxfam, ActionAid, Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Comunità di Sant’Egidio e tante associazioni.

Il 27 ottobre 2017 si chiudeva la raccolta di firme, con circa 90.000 firme raccolte in sei mesi, e le firme furono consegnate alla Camera dei deputati, quale proposta di legge di iniziativa popolare, con lo scopo di modificare la vigente legge Bossi-Fini.

L'11 aprile 2019 la Camera dei Deputai iniziava l'esame della proposta di legge, relatore il Deputato Riccardo Magi, il quale nel suo intervento introduttivo sottolineava che la proposta di legge si contrapponeva alla dichiarata intenzione del Governo di rimpatriare 100.000 dei 530.000 migranti presenti nel nostro territorio, oltre a favorire l'introduzione di canali regolari di ingresso nel nostro Paese, con forme di regolarizzazione degli stranieri già presenti in Italia e sostanzialmente già integrati.

Va detto, a questo proposito, che l'Italia consente ormai da decenni agli stranieri di entrare in Italia con i flussi di ingresso, sostanzialmente con un contratto di lavoro, ma tale sistema ha creato una serie di incongruenze e difficoltà:

1) Anzitutto, il sistema dei flussi viene utilizzato molto spesso non già da italiani, ma dagli stessi stranieri che invitano in Italia i loro connazionali non sempre per favorirli, ma a volte dietro compenso anche di somme ingenti, tra 5 e 30 mila euro.  Non è raro il caso di chi si vende la casa nel suo Paese di origine per affrontare il viaggio della emigrazione;

2) Secondo poi, come faceva notare una deputata alla discussione della Camera, è una finzione invitare a lavorare in Italia uno straniero residente all'estero di cui non si conosce nulla. Invero, sono gli stessi stranieri residenti, spesso illegalmente, che ricorrono ai flussi di ingresso per regolarizzare la loro posizione di irregolari;

3) Lo straniero entrato con i flussi di ingresso con permesso di soggiorno per lavoro, dovrebbe lavorare sempre e senza interruzione, non può tornare nel suo Paese, pena la perdita del permesso di soggiorno.  Risulta difficile per lo straniero restare in Italia anche quando perde il lavoro oppure cambiano le condizioni iniziali.     Ad esempio, con la crisi economica iniziata degli anni dal 2010 e che perdura sino ad oggi, molti stranieri hanno perso il lavoro e, nonostante siano residenti in Italia da 20 o 30 anni, e quindi di fatto sono diventati cittadini italiani per la lunga permanenza nel nostro Stato, tuttavia il loro permesso di soggiorno è sempre collegato al lavoro, per cui con la perdita del lavoro hanno perso il permesso di soggiorno e dovrebbero lasciare il nostro Paese. 

  Il fatto di perdere il Permesso di soggiorno a causa della crisi economica, o anche della evoluzione del mercato del lavoro (oggi in molti settori il lavoro si svolge su internet) viene vissuta dallo straniero come una profonda ingiustizia, come una vera e propria espulsione senza colpa.  

 La attuale legge li considera "clandestini", se non hanno il permesso di soggiorno, trascurando di considerare che per decenni hanno svolto lavoro regolare. 

Spesso assieme a loro vivono le famiglie, con i figli che hanno studiato in Italia, e dunque di fatto sono italiani a tutti gli effetti, ma anche loro possono perdere il loro diritto di soggiorno con molta facilità, se non trovano subito un lavoro o una collocazione, e possono ritrovarsi espulsi nel loro Stato di origine dei genitori, di cui non conoscono nulla, o dove non sapranno adattarsi.

Per queste ed altre considerazioni, veniva avviata la iniziativa di legge popolare "Ero Straniero", che si propone di superare queste difficoltà e migliorare il rapporto con lo straniero.

il 18 giugno 2019 la Commissione Affari Costituzionali della Camera apriva il dibattito sulla proposta di legge, nel quale veniva rilevato, dalle Associazioni che avevano proposto la legge di iniziativa popolare, che l'incontro tra la domanda del datore di lavoro italiano ed il lavoratore straniero è quello della irregolarità.

La proposta di legge vuole modificare l'attuale Testo unico sull’Immigrazione, con due direttive principali:

- la prima, l’introduzione di canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, questi ultimi da selezionare attraverso intermediari, in relazione alle richieste di figure professionali dall’Italia;

- la seconda, la possibilità di regolarizzare gli stranieri già radicati nel nostro territorio, a fronte della disponibilità di un lavoro o di legami familiari.

   Si fa notare, da parte dei promotori, che gli stranieri in Italia sono circa cinque milioni, e che la maggior parte provengono dall'Est europeo, mentre l'attenzione del pubblico viene concentrata solo sugli sbarchi dal Mediterraneo.

  Va invece regolato il mercato del lavoro, già regolamentato in altri Paesi d'Europa, i quali sono più concentrati a favorire la loro economia, piuttosto che all'aspetto umanitario della questione.

  La nostra immigrazione, dunque è più subita che programmata. Dopo il 2011 le quote annuali stabilite nei Decreti Flussi si sono azzerate, non si è più consentito l'ingresso per lavoro. Sono aumentati dunque gli ingressi irregolari e le dichiarazioni di irregolarità di quelli che già stavano in Italia. Nel 2018 si contano 533 mila stranieri irregolari e si prevede un aumento degli irregolari a seguito della soppressione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, per cui nel 2020 si prevede un aumento degli irregolari a 630 mila stranieri.

   L'errore di questi anni, pertanto, è stato proprio quello di non consentire l'ingresso a lavoratori stranieri, fatto che ha danneggiato la economia italiana, penalizzando soprattutto l'aspetto pensionistico a causa dell'invecchiamento della popolazione. La manodopera immigrata è invece necessaria per contrastare la scarsa natalità e l'invecchiamento della popolazione.

  In definitiva dunque la storia dell'immigrazione italiana non appare sistemica e programmata, ma casuale e legata più agli eventi politici, alla propaganda politica, invece che ad un evento ragionato.  E mentre gli altri Paesi rivolgono l'immigrazione a loro vantaggio, per incrementare e migliorare la loro economia, l’Italia subisce solamente l'immigrazione, favorendo indirettamente proprio il lavoro nero, gli sbarchi illegali, la situazione di irregolarità. Sembra come se queste situazioni di irregolarità vengano accettate come un fatto irrimediabile, come la condizione per accogliere lo straniero in Italia.  

   Per i promotori della Legge di iniziativa popolare, invece, esiste invece una terza via, quella della programmazione: l'apertura di un legame legale per lavoro potrebbe essere una soluzione alla immigrazione irregolare. L'esempio dell'Australia è quello di consentire l'ingresso legale, strettamente connesso all'economia australiana, con permessi di un anno per l'agricoltura. Gli altri permessi sono rigidamente collegati alla specializzazione lavorativa ed alle esigenze di lavoro dello Stato australiano.

  Nel disegno di legge "Ero Straniero" è previsto uno sponsor che garantisca ed accompagni il lavoratore straniero. Esiste poi nei Paesi anglosassoni un sistema di permessi a punti, che efficacemente ricollega talune posizioni lavorative al possesso di alcuni requisiti.

Negli altri paesi europei, poi, si pone in rilievo l'aspetto della integrazione dello straniero nella società che lo ospita, per cui uno straniero che risiede da 20 anni nel nostro Stato ha rescisso di fatto i legami con lo Stato di origine ed ha legami ormai definitivi nel nostro Stato.


  Rilevano ancora i promotori del Disegno di Legge che, a differenza dei Paesi più avanzati, in Italia sino ad oggi non è stato considerato l'aspetto produttivo, ma con le "sanatorie" si è solamente calcolato "l'incasso fiscale" collegato al pagamento del contributo richiesto per la sanatoria. Al di là dei risultati positivi ottenuti, grazie ai quali migliaia di stranieri furono regolarizzati negli anni 2010-2012, tale modus procedendi ha prodotto anche molte distorsioni, truffe, inganni, ed una serie di procedure amministrative complesse, durate anni e costate forse ancor più di quanto incassato dal fisco.

  Chi scrive ha seguito molti processi penali collegati a falsi sponsor, a fantomatici datori di lavoro, ed anche a lavoratori disposti a sborsare somme ingenti pur di ottenere la "sanatoria" e che in tal modo si sono esposti a truffe di ogni genere.  La difficoltà di trovare un autentico datore di lavoro alimentò un mercato nero di fantomatici datori di lavoro, alcuni dei quali furono utilizzati (spesso anche dagli stranieri) per farsi pagare somme illecite. Il legislatore dovrebbe essere informato del fatto che ogni legge in materia di immigrazione, al di là dei buoni propositi, viene interpretata, spesso dagli stessi stranieri beneficiari, come un mezzo per truffare i propri compatrioti, e che gli italiani, che conoscono bene i rischi del favoreggiamento dell'immigrazione, infine restano estranei alla "sanatoria", che favorisce solo gli stranieri, i loro parenti, i loro affari, e spesso anche il malaffare.

    Rilevavano alla Camera dei deputati, nella discussione del 2019, che va regolato maggiormente proprio il fenomeno del lavoro in nero e la posizione del clandestino, per cercare di evitare di ricadere nella trappola della legge Bossi Fini che ha finito per favorire ed aumentare l'irregolarità. Ciò perché prevedeva di assumere in Italia lavoratori che erano residenti all'estero, e che quindi in datore di lavoro non conosceva neppure. Questa situazione ha favorito lo sfruttamento ed aumentato l'irregolarità, che oggi si aggira attorno al 58%.

   Oggi molte delle condizioni del 2010 sono cambiate, si è passati da una situazione di relativo benessere ad una crisi economica molto grave, e poi ad un cambiamento delle condizioni lavorative, per cui va rivisto lo scenario della regolarizzazione.

  Attualmente appare prevalente il problema di favorire l'economia italiana, piuttosto che favorire l'ingresso per motivi umanitari, che finiscono per relegare lo straniero in una posizione marginale.  In tale quadro e prospettiva, l'inserimento del lavoratore straniero deve entrare in sintonia con la situazione del lavoro italiano e non è più concepibile favorire una immigrazione indiscriminata di persone che poi non sanno cosa fare.

È stato osservato ancora nel dibattito presso la Camera dei Deputati che il lavoro degli stranieri si concentra su settori ove gli italiani spesso non intendono adoperarsi, prevalentemente i badanti, le colf, l'agricoltura. Alcuni deputati osservavano che le imprese del nord Italia hanno bisogno di alcune tipologie del lavoro che non provengono dal nostro Paese, figure altamente specializzate, oppure disposte a mansioni di tipo particolare, in settori ove spesso gli italiani non accettano di occuparsene.  Per questo va rivisto tutto il sistema dei flussi di ingresso, adeguandolo alle più recenti esigenze del mercato produttivo italiano.

   In tal modo, con un adeguato contemperamento del mercato del lavoro italiano e delle esigenze dei lavoratori stranieri, l’immigrato, con il suo lavoro, viene valorizzato e può contribuire a sviluppare la nostra economia, con vantaggio per l'intera comunità.

  Vedremo come ed in quale misura queste buone intenzioni verranno poi realizzate.

  

  • Vedi QUI la proposta di legge "ERO STRANIERO"

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